Ho ritrovato per caso questo testo che ho scritto il 17 Agosto 2012.
Constato con piacere che sono ancora d’accordo con me e per questo, lo pubblico qui, chiedendo il vostro di confronto.
“Nel vivere comune si è soliti dire ” è mio” , ” è tuo” delimitando il possesso delle cose che ci stanno intorno. Fa parte del vivere sociale avere una proprietà privata, segno non solo di benessere economico ma anche di benessere mentale.
Finchè risiede nelle cose, senza esagerazione, ha ragione d’essere.
Ma l’uomo, vorace ed ingordo, ha traslato il senso del possesso alle persone, ai sentimenti. Si è soliti sentire due innamorati dire “sei mio, sono tua” che all’inizio pare un gioco, una promessa romantica, ma spesso diventa un cappio stretto, che soffoca con gelosia ed invidia.
Anche nel rapporto tra genitori e figli, succede. Il genitore si sente, oltre che culla anche padrone.
E così…
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